Cyberbullismo: tecniche di attacco e ruolo dell’Ingegnere Informatico Forense nella difesa degli adolescenti online

Riferimenti normativi

Nella legislazione italiana non esiste un “reato di cyberbullismo”, tuttavia lo sono i comportamenti attraverso i quali esso si realizza, soggetti a querela di parte (ad esempio: diffamazione art. 595 c.p., minacce art. 612 c.p., violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza art. 616 c.p., interferenze illecite nella vita privata art. 615 bis c.p.), oppure perseguibili d’ufficio (accesso abusivo a sistema informatico art. 615 ter c.p., detenzione di materiale pornografico art. 600 quater c.p., pornografia minorile art. 600 ter c.p., sostituzione di persona art. 494 c.p., violenza privata art. 610 c.p., atti persecutori art. 612 bis – se il reato è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità).

La sentenza n. 188/2018 del Tribunale di Caltanissetta ha ribadito l’obbligo dei genitori di esercitare un controllo costante e una vigilanza attenta sui figli minori, sia che essi siano potenziali vittime o autori di cyberbullismo. I genitori, infatti, non solo devono educare i propri figli a un uso responsabile e consapevole delle tecnologie digitali, ma sono anche tenuti a monitorarne costantemente l’attività online.